Home » Rifressione collettiva sulla Società della Cura » Risposte al questionario di Daniela Marengo
  1. E’ utile/necessaria o inutile/dannosa l’idea di una società alternativa? Gli “inconvenienti” che denunciamo sono inerenti all’imperfezione della natura umana, alla casualità, a errori di singoli e così via, o rivelano qualche caratteristica sistemica che va modificata per migliorare in maniera significativa la vita degli umani e degli altri abitatori di questo pianeta?

È assolutamente un problema sistemico che necessita di una forte e consapevole opposizione.

  1. E’ corretto a tuo parere aver individuato nel profitto il tratto caratteristico della società esistente? L’idea della cura è adeguata come alternativa a quella di profitto? Ritieni giusto e condivisibile (non solo “legittimo”, che sarebbe ovvio) che i sostenitori dell’idea “Società della Cura” cerchino di farne un concreto progetto politico organizzandosi e promuovendo iniziative?

Non è più la società del profitto, bensì se volessimo definirla, è la società del debito. Non è una distinzione di poco conto.
La società del profitto aveva come obiettivo la massimizzazione appunto del margine produttivo della classe imprenditoriale attraverso (anche) lo sfruttamento dei lavoratori. La società del debito ha come obiettivo la massimizzazione della rendita speculativa sul capitale finanziario principalmente attraverso lo sfruttamento del consumo più che del lavoro e attraverso il controllo della moneta (resa forzatamente scarsa nell’economia reale, tutto l’opposto di quanto utile al sistema imprenditoriale) e appunto dell’indebitamento.
Lo sfruttamento del lavoro che (comunque) ne deriva oggi, così come lo sfruttamento delle risorse naturali, non sono più lo strumento immediato di massimizzazione del profitto ma piuttosto conseguenza della riduzione del profitto delle imprese reali mangiato dal pizzo pagato per l’utilizzo di una moneta privata e per la speculazione finanziaria.
Il monopolio della moneta e quello dell’informazione stanno distruggendo tutti gli altri piccoli e grandi monopolii.
Non so se la Società della Cura possa essere una valida alternativa visto che l’emergenza assoluta è in primis la sovranità pubblica della moneta (cioè nazionalizzazione delle banche di credito)…
Sono quindi oggi dannose e anacronistiche le vecchie divisioni di classe come quelle politiche. Sono solo 60 persone al mondo, circa, che aumentano rendite e patrimonio grazie a questo sistema. E non appartengono a nessuna classe sociale stereotipata. Il resto è guerra tra poveri. 
Purtroppo temo che la forza della lotta sia offuscata proprio dal timore di etichetta, dalla paura di esser accomunati che so, a un leghista, e l’ipocrisia ci fa allontanare dal merito per motivi “parapolitici”
Mi preme aggiungere che è anacronistica per molti aspetti anche la battaglia per la piena occupazione. L’eredità dei ns avi in termini di progresso scientifico e tecnologico (altro che debito) permette la produzione degli stessi beni e servizi con un quinto o meno di lavoro necessario. I vecchi contadini, che lavoravano per produrre beni e non per produrre soldi, se la mela era sull’albero facevano il “lavoro” minimo indispensabile di raccoglierla. Se è il lavoro, o il denaro, l’obiettivo, quella mela la impacchettiamo e la spediamo a migliaia di km di distanza per il consumo e acquistiamo merce prodotta altrove. Così possono lavorare trasportatori, costruttori di veicoli, commercialisti, assicuratori, statistici, funzionari tributari, medici (per le malattie causate dall’inquinamento), pompe funebri, ingegneri, costruttori di strade e ponti, ecc ecc. 
E tutti potremmo invece consumare le stesse cose lavorando e inquinando un decimo.
Ovviamente, in questo senso, la società della Cura sarebbe ottima alternativa visto che  lavoro da fare (anche tanto) ci sarebbe, proprio per CURARE (cose e persone, materialmente e spiritualmente), manutenere, ripristinare, ecc.
il resto delle risposte non dipende solo da me. 
Quanta etichetta siete disposti a sacrificare per la giusta causa?