Riprendiamoci il comune è il nome di una campagna nazionale in favore di due proposte di legge di iniziativa popolare per sostenere l’attività dei Comuni e delle comunità locali, e per tutelare il territorio e i “beni comuni”.
Tutte le informazioni sulla campagna sono reperibili sul sito www.riprendiamociilcomune.it.
Di seguito è possibile scaricare i contenuti “in pillole” delle due proposta di legge
In sintesi, le principali finalità della campagna sono:
- rendere disponibili più risorse per i Comuni, anche grazie a finanziamenti a tasso agevolato da parte di Cassa Depositi e Prestiti (CDP)
- ridurre gli attuali limiti alle assunzioni di personale
- potenziare e rendere più efficaci gli strumenti per la partecipazione dei cittadini all’attività dei Comuni
- prevedere un “obbligo di pareggio di bilancio ecologico, sociale e di genere”, oltre all’equilibrio di bilancio economico
- arrestare e possibilmente invertire il processo di privatizzazione dei beni comuni e dei servizi pubblici essenziali; in questo la campagna ha evidenti consonanze con le iniziative contrarie ad ogni autonomia differenziata.
La campagna è sostenuta in tutto il Paese da più di ottanta comitati locali.
Il giorno 14 marzo 2023 anche il comitato promotore genovese ha iniziato la raccolta delle firme presso il circolo ARCI “Zenzero”. Erano presenti circa 25 persone e sono state raccolte 23 firme.
Nel corso dell’incontro è stato sottolineato come la campagna, al di là dell’obiettivo specifico della raccolta delle firme, si proponga di favorire, attraverso le autonomie locali, la partecipazione democratica dei cittadini nelle singole comunità e nei singoli territori, cioè nei piccoli comuni o nei quartieri delle grandi città.
Ma questa partecipazione deve avvenire in una prospettiva solidaristica, come delineato nei Principi fondamentali della Costituzione, che se da un lato prevedono espressamente le autonomie locali (art. 5) dall’altro affermano che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3).
Questa proposta può costituire una strategia per tutte le forze sociali e politiche interessate a:
contrastare
la crisi ecologica, le disuguaglianze socio-economiche e le disparità di genere
la privatizzazione dei beni comuni e dei servizi pubblici essenziali
favorire la partecipazione democratica intesa come attività di conoscenza e cura del “bene comune” e come “governo per mezzo del dibattito”.