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Le fonti di energia «pulita» sono indispensabili per evitare il baratro climatico

Se le paragoniamo alle fonti fossili come dispositivi di estrazione e accumulazione di valore, oltre che di energia, le rinnovabili – nel paradigma dell’accumulazione privata – rischiano di riprodurre gli stessi meccanismi estrattivi e le stesse ingiustizie.

Gli ingredienti ci sono tutti: regimi autorizzativi agevolati, sostanziosi sistemi di incentivazione che raccolgono valore tramite la fiscalità e lo canalizzano ai capitali «verdi», marginalità dei territori di estrazione, con in più la legittimazione di mitigare la crisi climatica. Intendiamoci, le fonti rinnovabili sono uno strumento indispensabile per evitare il baratro climatico. Tuttavia, rinnovabile e sostenibile non sono sempre sinonimi.

Innanzitutto, il reale impatto di una filiera rinnovabile va calcolato nel complesso: dall’estrazione dei materiali, come il silicio dei pannelli o i metalli per le turbine, fino al loro smaltimento. In secondo luogo, le centrali rinnovabili costruite in aree tutelate o in aree confinanti, come prevede la bozza del Decreto Semplificazioni, possono incrinare equilibri delicati fra ecosistemi e comunità umane assestatisi nei millenni. In sostanza, la sostenibilità è una condizione concreta, non astratta. Va valutata e concertata, non presupposta o imposta.

Come ricercatore Samadhi ha già analizzato la cospicua parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ben 6,91 miliardi di euro, che punta all’incremento delle energie rinnovabili, così suddivisi: sviluppo agrovoltaico (2,1 miliardi), promozione rinnovabili per le comunità energetiche e l’autoconsumo (2,2 miliardi), promozione impianti innovativi, incluso offshore (680 milioni), sviluppo biometano (1,92 miliardi). Ora però il decreto Semplificazioni, col quale il governo Draghi mira a rendere concreti i progetti di massima presentati nel Pnrr, diventerà a breve realtà. 

Per la stessa ragione la sostenibilità DEVE ESSERE ANCHE SOCIALE.. E ciò è vero tanto più in un paese come il nostro, dove complessità e fragilità eco-sistemica si intrecciano con una grande varietà di paesaggi.

Quindi le rinnovabili nello schema della governance neo-liberale, più che panacea possono trasformarsi….. in cornucopia, per pochi, ovviamente.( preso in parte da https://parolelibere.blog/2021/06/08/e-possibile-salvare-le-rinnovabili-dal-capitalismo/ )

La storia della produzione e distribuzione di energia in Italia è complessa, ma simile a tanti altri paesi. Il punto focale da mettere in risalto è che, come in parte sta succedendo in Europa oggi, si fonda sull’asserzione “serve più energia” e deve essere rinnovabile! Serve una critica puntuale che ne analizzi ogni aspetto!

Non è che una fonte rinnovabile sia sempre sostenibile.

Questo è un paradigma da aggiungere alla declinazione di green che viene data( solo per farla accettare e prelevare incentivi EU) a sproposito riferita al metano o anche all’idrogeno blu( produzione fatta con metano che è fossile) quindi con dubbio forte sull’uso tecnico nella produzione.

La democrazia energetica è un fenomeno che può esistere solo se diffusa ed espansa sui territori e che davvero libera da schiavitù nel tempo

Se è concentrata in poche mani di aziende che gestiscono la produzione e la distribuzione, passa attraverso gli stessi meccanismi dell’energia fossile con impatto ambientale e sociale mentre i profitti sono solo di chi ne ha in mano la conduzione.

E’ la storia di aziende come Iren, H2O, Hera, Tirreno Power, ecc.

E’ la storia di questo nuovo PNRR che doveva traghettarci verso un futuro meno climalterante e invece ripete stessi “errori”

Entrare nel dettaglio della produzione mette in risalto come, se anche una centrale nuova o rivisitata (vedi proposta di riconversione da carbone di Vado L. e Civitavecchia o La Spezia) fosse costruita con sistemi rinnovabili tipo foto voltaico o solare termico o similari rimarrebbe una concentrazione di potere in mano a pochi che ne traggono profitto  Ai cittadini rimane solo di pagare ogni innovazione spalmata attraverso le bollette di ARERA, mentre le quote economiche così drenate(Recovery Plan ) tolgono risorse per effetti utili invece agli incentivi tipo superbonus 110 %

L’energia per diventare motore di sviluppo sociale, creare lavoro e reddito oltre che rispettare l’ambiente deve essere una proprietà collettiva diffusa dove il prosumer (produttore-consumatore) è anche padrone di ciò che consuma . Per questo prima di avviare nuove costruzioni serve efficientarne l’uso attuale, risparmiando dove possibile per diminuire l’impatto complessivo.

Non basta definire green una tipologia per ottenere scopi e risultati davvero alternativi. Vanno esaminati tutti gli aspetti dalla salute, all’autonomia reale procurata, al risparmio esercitato, all’utilità sociale per cui nasce.

Chiarire questo, è battersi a tutto campo per spiegare verso quale modello di sviluppo stiamo andando o almeno vorremmo che fosse….

Una fonte energetica può essere sostenibile, ma il capitalismo finanziario NO, in nessun caso! Serve smascherare questo tentativo anche attraverso il governo Draghi come modello perpetuo di valore del PIL e del profitto per pochi dove la politica copre vergognose scelte in continuità.

Quali sono gli errori delle fonti fossili che le rinnovabili potrebbero replicare? E davvero le rinnovabili possono essere, da sole, la panacea a ogni male?

Se le paragoniamo alle fonti fossili come dispositivi di estrazione e accumulazione di valore, oltre che di energia, le rinnovabili – nel paradigma dell’accumulazione privata – rischiano di riprodurre gli stessi meccanismi estrattivi e le stesse ingiustizie.

Gli ingredienti ci sono tutti: regimi autorizzativi agevolati, sostanziosi sistemi di incentivazione che raccolgono valore tramite la fiscalità e lo canalizzano ai capitali «verdi», marginalità dei territori di estrazione, con in più la legittimazione di mitigare la crisi climatica.

 

Gianni Gatti