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Effetti della situazione politica globale

I dibattiti di questi gg sul G8 del 2001 come spazio-tempo di passaggio fra epoche diverse socialmente e politicamente, occasione utile

Si può ben dire, a mio giudizio, si caratterizza per almeno due aspetti di fondo:

– una grande qualità di analisi politica, di approfondimento non esaustivo, arricchita ogni giorno da mille gruppi diversi, a cui non corrisponde una quantità di movimenti “toccati e scossi “da volontà di opposizione al potere.

la frammentazione sociale e soprattutto la mancanza di una linea definita, univoca ed in continuità. Dentro le reti varie nei territori che ancora si battono per specifici motivi locali o generali di interesse comune. Gli elementi generici come ad es. il ventennale del G8 a Genova che servono da momento di riflessione, sono memoria rivisitata criticamente,

Vorrei tentare la via difficile di dare una interpretazione generale non esaustiva a tali fenomeni che ci coinvolgono anche nell’azione quotidiana della nostra rete.

Non è solo politica, ma passa attraverso la psicologia di comportamenti di massa per gettare elementi di riflessione da sviluppare.

La società del capitalismo finanziario del 2021 si caratterizza per la globalizzazione economica, per le forme istituzionali legali che determina.

Si sta compiendo una trasformazione del consumismo imposto da chi ne sta ai vertici, che è diventato mercato plurimodale e pian piano ingloba ogni territorio deprivandolo di omogeneità.

Le merci, i beni transnazionali prodotti non hanno più luogo specifico di nascita produttiva, deposito, mercato, utilità sociale o almeno cambiano in breve tempo in cui l’unico elemento decisionale è il mantenimento del valore di profitto del denaro che ne è determinato.

Il consumismo crea dipendenza

Siamo i figli della generazione che ha sciolto ogni legame con la terra di nascita, con l’appartenenza a gruppi antropologicamente definiti religiosi, etnici, in ogni nazione e per motivi diversi.

Le decisioni operate da mega gruppi finanziari di mercato e globali (Blackrock, Amazon, Google, lobby o banche operative, gruppi industriali per vendita armi, ecc) rendono inutile ogni lamento e opposizione poiché hanno in parte espropriato gli stessi governi NAZIONALI attraverso un percorso di accordi segretati, di capitali immensi spostati ed indirizzati, ne saltano persino i fondamenti fiscali.

In una sarabanda mondiale in cui tutto, dalla digitalizzazione al 5G, dal trasporto merci alle infrastrutture, dai mercati dei beni comuni (acqua, salute energia, ecc) alle produzioni manifatturiere, compresa la comunicazione asservita come arma nascosta per l’obiettivo: il profitto.

Attualmente il conflitto interno al capitalismo è fra forme di Grandi Aziende o Società contro medie e gli esiti sono scontati.  Tutto per concentrare potere di produrre o commerciare, alle piccole realtà produttive locali non rimangono che nicchie specifiche di settori per sopravvivere.

Non sto dicendo niente di nuovo, nella rete della Società della Cura, questi aspetti sono stati esaminati e analizzati anche attraverso le operatività concrete come l’azione del governo Draghi ed il PNRR deciso in EU e attuato a Roma come aiuto concreto al sistema imprese.

Il passaggio fra la critica e l’azione di lotta, pur con singoli esempi specifici ancora vivi e propulsivi (vedi NOTAV , ecc) è impietoso! Abbiamo ragione ma decidono loro!

I meccanismi di azione del potere, della finanza, delle istituzioni nazionali o europee o transnazionali sono cose abbastanza note, trattate ampiamente.

Allora non siamo abbastanza convincenti e ad una analisi impietosa non segue una battaglia sociale furiosa? Rimane una opzione accennata da irriducibili post–no global o una ribellione culturale di intellettuali già sconfitti?

Il senso del mercato globale e suoi effetti sociali

La politica non spiega tutto, ma serve parlarne perché è il nodo della questione della contrapposizione qui ed ora.

La società del profitto, del PIL e dello Spread rincorso, ha come effetto almeno due elementi caratteristici:

l’atomizzazione del sociale dove moltissime associazioni o gruppi di azione (anche solo culturale) non dialogano fra loro per aspetti specifici di azione pur stando sullo stesso territorio, ma anche per difesa dalle incursioni dei partiti, ormai considerati, quando va bene, con diffidenza.

Il capitalismo moderno ha spezzato l’identità del singolo dentro il suo territorio pragmaticamente. Non solo togliendo ogni minimo strumento di democrazia partecipativa, ma il mondo è diventato un grande mercato globale interconnesso in un eccesso di produzione di merci!

Il CONSUMISMO che nel tempo ci ha trasformato, è in parte accettato, introiettato nei comportamenti, diventato abitudine e parte della nostra vita, in modo spesso incosciente ha creato un legame con le cose delle persone che in parte si è trasformato in un percorso “naturale” con le merci prodotte sino a riconoscerne una dipendenza indiretta a questo sistema liberista. Ogni merce prodotta, attiva un insieme sistemico di attività collaterali che diventano aspetti consolidati di comportamento consapevoli o meno.

Comprare la T-shirt a 2,5 euro al Decatlon è dare vita ad un sistema, anche se non lo abbiamo deciso noi, con tutta la filiera che si porta dietro di scelte sociali.

Siamo coscienti che per esempio un commercio equo e solidale di prodotti agricoli è preferibile, ma poi nel negozio sotto casa con comodità compri le cose meno costose che paiono una scelta di compromesso accettabile.

Causa ed effetti mescolati

Smetti di chiederti se il tuo acquisto ha potenziato lo sfruttamento di persone che non conoscerai mai dall’altra parte del mondo.  Se hanno determinato spreco di acqua o distruzione ambientale. Le merci o meglio il loro valore monetario intrinseco ci hanno permeato. Il valore rappresentato di lavoro, servizi e di debito monetario fa parte della coscienza individuale, ma è diffuso fra larghe masse. Lo abbiamo accettato, introiettato incautamente. del resto se i partiti lo hanno accettato come vangelo il singolo può ben poco opponendosi.

Esserne critici è fatica, è apertura mentale che richiede interessi, letture, dialoghi, confronto. L’individuo lasciato solo e schiacciato fra pandemia e responsabilità oggettive fatica ad aprire il raggio di azione, il proprio personale modo di stare nel sociale che spesso è valvola di sfogo non piano di azione antagonista complessiva.

Non è un caso che da tempo i partiti abbiano smesso di cercare un dialogo collettivo, di spiegare le loro scelte, disabituando al confronto. Oggi si va a migliaia ai funerali di gente mai conosciuta o di icone come la Carrà spinti dai media ma non per difendere diritti sul territorio.

Non è un caso che i difensori del liberismo da Salvini a Letta tendano a parlare alla pancia, che i sindacati avanzino rivendicazioni senza mai mettere in discussione il sistema che genera condizioni difficili, la loro adesione è convintamente opportunistica (Ilva docet)

In fondo la “non belligeranza” di tanta parte della popolazione, come l’aumento incredibile del consenso a politiche di destra retrograde( la Meloni al 20%) e violente è una adesione indiretta,(spesso inconsapevole) al mondo di luci e pajettes del capitalismo moderno. Una non scelta, ma indifferibile.

Il governo dei migliori è la fotografia di una unificazione finanche di linguaggio, dove i provvedimenti presi contro l’interesse generale sono la loro resa al sistema a cui nuovi adoratori di atlantismo ed europeismo si aggiungono e terrorizzano le masse già compresse!

Se tutti quanti parlano bene di un modello di sviluppo del PIL …sarà certamente il migliore o il meno peggio consolidato! Ogni variante crea problemi e responsabilità.

Far funzionare il “SISTEMA” è l’essenza della logica del profitto sino a far sembrare indispensabile prendersela con il nemico esterno identificato con i migranti, gli omosessuali, i disabili, oppure creando nemici continentali dentro un mercato da dominare, come Russi, Cinesi, Indiani, Arabi, ecc

Una forma individuale( di massa) del lasciarsi vivere.

Rimane il buon vecchio “panem et circensis” con le partite di calcio dove sognare o sfogarsi, i giochi on-line, la tv del Grande Fratello o dell’Isola dei Famosi in aumento . La pandemia sotto questo punto di vista è servita a silenziare, a chiudere in casa milioni di persone terrorizzate che faticano a sganciarsi da questo atteggiamento supino. Al massimo si mugugna sui social.

Non si può essere sempre “contro” e la paura del cambiamento, soprattutto quando non hai chiaro dove andare a parare, non hai sicurezze su quale mondo desideri, è un rifugio comodo.

La CONVERGENZA della S. della C. è un tentativo necessario da sviluppare.

C’è di più! Per una quota importante della popolazione è un LUSSO scontrarsi.

Se ci sono circa 9 milioni di poveri accertati, questi sono impegnati a campare giorno dopo giorno, a trovare soluzioni una dopo l’altra, fanno tre lavori contemporanei. Il reddito miserabile  a fronte di un tempo di lavoro dilatato non dà loro la fermezza ed il tempo di scegliere…rotolano sulle strade e passano da una brutta esperienza ad un altra.

Al massimo aprono vertenze specifiche, locali, sindacali, spesso la parola “sconfitta” aleggia.

Certamente al Rider precario, alla badante non sta bene vivere così.

La realtà schiaccia l’individuo e lo rende sempre più dipendente da forme che non controlla.

O trova aiuto collettivo, forme organizzate concrete o rimane uno sradicato praticamente e culturalmente nei dettagli sociali del suo territorio. Il collegamento fra gli strati più sfruttati e il ceto medio è un terreno di lavoro politico importante. Se il primo esprime istinto di ribellione concreta, il secondo può essere capacità di dialogo ed elaborazione.

Ha una seria responsabilità la conduzione e poi la triste fine non conclusa del vertice del M5S, l’ultima speranza istituzionale dentro a movimenti civici deprivati, ormai delusi a ragione piena.

Ne vedremo gli effetti nelle prossime elezioni dove la quota del non-voto aumenterà a dismisura, ovviamente come forma critica indiretta, ma senza risultati pratici di cambiamento.

Queste poche e frettolose descrizioni hanno lo scopo di far crescere il dibattito soprattutto a chi come noi, continua a macinare analisi, iniziative e proposte politiche, tentativi di mobilitazione.

E’ una fase, a mio personale giudizio, che non cambia nell’immediato perché lo vogliamo noi, ma necessita di vari elementi, chiede strumenti operativi concreti e tempo oltre a condizioni di vitta al limite.

Lo stato dell’arte nella politica sociale

Lo strato sociale della media e piccola borghesia è ancora il corpo molle in cui si muove la politica tutta, dai partiti di dx e sx, sindacati confederali compresi, unificati nel liberismo mondialista e nazionale.

E’ lo strato “dell’icona classe operaia residuale” ancora sopravvissuta, del ceto medio impiegatizio della P.A. che ancora va in ferie, che si muove dentro categorie in qualche modo ancora garantite (ricerca e università, portuali, sanità, professionisti, commercianti, ecc) . Uno strato che sarà anche capace di coscienza critica, ma difenderà questi “privilegi” con le unghie e con i denti fornendo il necessario humus sociale ai partiti anche di diversa sponda dal PD a Lega e Fd’I.

A Roma (al di là del dibattito cretino su Raggi si o no) nella struttura del personale del comune e delle partecipate(oltre 22.000 persone) oltre cinquemila fra dirigenti alti, medi e di manovalanza erano stati assunti e sono ancora lì, messi attraverso corruzione, trucchi e amicizie torbide, anche come controllo degli altri…

In questa situazione sociale giocano un ruolo alcune associazioni nazionali dove, mentre diventano forme sottopagate di consulenza a certi comuni attraverso la cultura delle “BUONE PRATICHE”. Diventano parte del mercato liberista involontariamente anche se localmente fanno lavoro contro gli aspetti più critici del territorio, dall’ambiente alla vita civile. Ne diventano una parte di legittimazione come i mercati paralleli di G.A.S. o altro che permettono nicchie di sopravvivenza colta, ma senza cambiare la sostanza del presupposto di mercato agricolo mondiale. Il potere non si oppone li ingloba nel proprio mercato come forme diverse!

C’è una documentazione su questi aspetti, dall’auto-produzione, al riciclaggio dei rifiuti, la pulizia dei boschi o del corso dei fiumi, il volontariato sociale, il terzo settore o altro che diventa indirettamente (non si tratta di attività negative in sé) funzionale al “sistema di potere”. Un modo facile di scaricare ansie e turbolenze sociali personali, in un contesto collettivo senza cambiarne paradigma di fondo. Combattono singoli aspetti del capitalismo finanziario, non come sistema globale.

Il mercato delle merci ne inventa una ogni giorno e fa diventare merce le persone che pensano di essere contro…. Vivere di queste “piccole soddisfazioni” è facile da capire, diventa il modo comodo di guardare il proprio ombelico senza cambiare davvero molto, mentre inquinano fabbriche, si degradano i boschi, franano i territori, il clima si altera, le fossili si prendono le risorse, la mobilità senza servizi si macina il tempo di vita e crea stress, ecc.

Allora certo che serve parlarne, spiegare, informare, anche provocare ….come questo sito testimonia per creare un laboratorio di idee di alternativa possibile. Metro di paragone dentro le risposte che dai singoli ai gruppi organizzati devono trovare attenzione, comunicazione, abitudine a a non essere lasciati soli allenando nel tempo a COLTIVARE CONVERGENZA!

Gianni Gatti