Home » Categorie » Difesa del territorio » La storia dell’ACNA DI CENGIO (Savona) da rileggere nel 2021!

La Val Bormida che dal savonese si allunga biforcando sino all’alessandrino ha fatto la storia nel tempo. Tempi di battaglie importanti contro l’inquinamento ambientale e per la difesa della salute dei cittadini

Ricordate l’ACNA di Cengio?

Ancora oggi a decenni di distanza non è finita.

Il sito di quel disastro cui seguì la chiusura e la fine di una città intera all’epoca, non è stato bonificato, ma solo messo in sicurezza, con molte contraddizioni concrete

Vale la pena non solo parlarne ancora oggi poiché queste situazioni ambientali e sociali rimangono pieni di problematiche .

Una attività imprenditoriale ha costruito la sua fortuna su produzioni altamente inquinanti  In paesi defilati con aspetti di depressione economica e incentivazioni previste, dove non vi erano quasi alternative per lavorare. Per terminare come tutti sappiamo con la chiusura, la fine come fonte di reddito e la patata bollente di quell’inquinamento lasciato ancora ai soldi pubblici ed agli abitanti che ci devono convivere.

Non è che le amministrazioni susseguitesi hanno brillato e prima chi sapeva cosa succedeva taceva colpevolmente. Ciò affonda in una pratica di industria d’assalto nella storia !

Prendiamo a “caso” da Wikipedia per capire, per chi non conosce.

Il 26 marzo 1882 il comune di Cengio autorizzò la costruzione di una fabbrica di dinamite (Dinamitificio Barberi), a poche centinaia di metri dal confine con il comune di Saliceto, confine tra l’altro tra Piemonte e Liguria. I motivi che portano alla scelta di Cengio per la costruzione della fabbrica, situata su un’ansa del fiume Bormida, furono principalmente la grande disponibilità d’acqua e di manodopera a basso costo e il collegamento ferroviario con il vicino porto di Savona. Nel 1890 gli operai erano già 700, quando Cengio contava circa 1300 abitanti. Nel 1908 gli impianti industriali occupavano 50 ettari. Venivano prodotti acido solforico, oleum e tritolo. Cominciarono però a farsi sentire gli effetti dell’inquinamento: da anni non si poteva più derivare l’acqua della Bormida per irrigare, la nebbia e le piogge portarono il fenolo nei terreni, e nel 1909 il pretore di Mondovì vietò l’utilizzo a scopo potabile dei pozzi nei comuni di Saliceto, Camerana e Monesiglio. Leggete la continuazione al link   https://it.wikipedia.org/wiki/ACNA

Dalle analisi è emersa la presenza di rilevanti fonti di inquinamento quali: aree di stoccaggio di materie prime pericolose; discariche di rifiuti pericolosi; bacini di lagunaggio di residui di lavorazioni. La contaminazione dell’area è dovuta alla presenza oltre i limiti di Metalli pesanti (Arsenico, Cromo, Mercurio, Nichel, Rame Piombo, Zinco) e composti organici tra cui Ammine aromatiche, Aromatici alogenati, Fenoli, Idrocarburi Policiclici Aromatici, PCB, Nitrobenzeni, Nitronaftaleni, Nitrobenzeni, diossine e furani.–

Qual’è la situazione oggi ?

Oggi quel sito industriale è chiuso, messo in parte in sicurezza, ma ancora preoccupa gli abitanti della valle più attenti e che non hanno smesso di battersi per i propri diritti di cittadini.

Vale la pena accendere l’attenzione tramite un documento dellAssociazione per la Rinascita della Valle Bormida che ci hanno consegnato.

Con loro abbiamo intrecciato un rapporto di collaborazione sociale dentro la rete della “Società della Cura” da sviluppare. Il minimo è far conoscere i loro argomenti che sono un esempio per tanti, di costanza e capacità critica  E’ la loro prova d’amore per quella valle… non dimenticare!

Questo è solo uno dei siti inquinati della zona di Savona e della Liguria, considerato fra i 51 siti più inquinati d’Italia, dove altre decine rimangono lasciati com’erano o semplicemente recintati, nell’indifferenza politica dei partiti.

Conoscere i fatti significa promuovere attività sociale e non rassegnarsi o subire.

Per leggere il documento dell’Associazione per la Rinascita della Valle Bormida cliccate sul documento

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Sulla bonifica dell'Acna di Cengio