La mobilitazione Gkn continua nonostante il periodo estivo.
Il sostegno del territorio e della comunità è sempre più ampio, anche nella partecipazione al presidio convocato dal collettivo di fabbrica che già copre queste settimane centrali di agosto, almeno fino al 22, ma che certamente andrà oltre.
La lotta Gkn è un processo graduale, delicato e come tale va considerato. E’ una vertenza oramai di livello nazionale, e diventata tale grazie all’intelligenza del collettivo che ha saputo capire e analizzare i nodi centrali del conflitto, li ha saputi comunicare ed è stata in grado di andare oltre i limiti dei confini territoriali.
A Campi Bisenzio si è aperta una faglia, nostro compito sarà quello di sostenerla, diffonderla perché gli scenari che ci aspettano non saranno per nulla semplici dal punto di vista dei diritti del lavoro. I tavoli di crisi che si stanno aprendo dopo l’avviso comune sono oramai diversi, peraltro il gruppo Stellantis ha deciso di rimborsare il prestito con garanzie dello Stato di oltre 6 miliardi accendendone uno con un gruppo di banche private, che gli permette di sfuggire alla condizionalità del mantenimento dell’occupazione. Oltre a questo a fine ottobre verrà meno il blocco dei licenziamenti nel comparto tessile/moda/abbigliamento, con tutto quello che potrà accadere (in aggravamento rispetto al disastro sociale a cui stiamo assistendo, dalla questione sicurezza nei posti di lavoro ai casi come la Texprint di Prato).
La faglia di Campi Bisenzio mette sul tavolo diverse questioni, tra loro collegate e non eludibili, anche ognuna presuppone tempistiche differenti:
la prima: il mantenimento dei posti di lavoro. Derogare su questo significa legittimare e avallare il capitalismo predatorio, in questo caso incarnato dal fondo di investimento Melrose, che si può permettere di acquisire siti produttivi, rinnovarli e ammodernarli con (in parte) soldi pubblici per poi chiuderli, e magari rivenderli, con grande tripudio degli azionisti.
Reggere sul primo livello del conflitto, cioè la difesa dell’occupazione, è la conditio sine qua non per tenere al centro la questione del conflitto sociale, dello scontro di classe (per dirla con Luciano Gallino, secondo il quale gli unici ad averne consapevolezza sono rimasti giusto gli imprenditori, in qualsiasi forma si presentino) e dei rapporti di forza. Derogare su questo, dare per scontato che i posti di lavoro possano essere cancellati, annulla la responsabilità di imprenditori/azionisti, consolida i rapporti di forza, fa saltare ogni ipotesi (futuribile) persino di redistribuzione del lavoro e lascia in mano, di fatto, a imprese e mercati la trasformazione del mercato e della società.
La seconda: la conversione ecologica e sociale necessaria. Visto, soprattutto, l’ultimo report IPCC diventa ovviamente sempre più centrale una vera riconversione dell’economia, ma questo è un percorso che va affrontato, approfondito senza scorciatoie semplicistiche. E’ già impegnativa la conversione di una filiera corta dell’ortofrutta o del tessile, figuriamoci il comparto industriale.
Per questo è necessaria un’alleanza forte tra lavoratori e lavoratrici, la comunità e il territorio e le istituzioni. Senza questa condizione ogni ipotesi di riconversione è un gioco retorico. La vertenza Gkn è riuscita a creare le basi per un’alleanza territoriale, per mettere in contraddizione le istituzioni (sia locali che nazionali), per porre la questione dei destini del sito produttivo considerato il contesto in cui stiamo vivendo. Ma ogni ipotesi di conversione non va immaginata a “prescindere” o “per i lavoratori e le lavoratrici”, ma “con i lavoratori e lavoratrici”. E questo presuppone un percorso che va costruito passo passo, senza accelerazioni o forzature, e senza immaginare di proporre soluzioni salvifiche. E’ un processo che non va assolutamente eluso, ma che ha una serie di attenzioni da tenere.
Il terzo: il ruolo dello Stato e del pubblico. Siamo ancora lontani dal poter collegare la questione nazionalizzazioni con la vertenza specifica. Come per la conversione ecologica ci vogliono tempi di decantazione, confronto con il collettivo di fabbrica, ampliamento della discussione ad altre soggettività della società civile e, va ricordato, sia per questo punto che per il precedente: la Gkn non è un’occasione per sperimentare liberamente opzioni e desiderata, ma è un processo reale, un conflitto concreto con donne e uomini in lotta e questo, penso, dobbiamo sempre tenere presente. Detto questo, è vero che si affaccia all’orizzonte la grande questione del ruolo dello Stato, il suo rapporto col privato (dopotutto la funzione sociale della proprietà privata sta in Costituzione, così come il tema dell’esproprio), la mancanza di un vero piano industriale che sappia riconvertire seriamente e in profondità l’economia, il ruolo del MITE assolutamente inadeguato alla sfida della transizione e collegato a doppia mandata ai soliti interessi.
Sono tre punti tra loro ovviamente connessi, ma che vanno affrontati con attenzione e gradualità. Intanto è fondamentale dare forza e ossigeno alla vertenza, perché non tratta soltanto delle 500 persone licenziate, tra lavoratori diretti e indotto, ma cerca di allargare il conflitto su un piano più alto e generale (“se sfondano qua, sfondano ovunque” è il mantra ripetuto), quindi è importante seguire le indicazioni arrivate dal nodo fiorentino e diffondere l’evento della manifestazione dell’11 agosto su tutti i vostri canali (https://www.facebook.com/events/211091200949175?ref=newsfeed)
Da qui, nelle settimane che verranno, arriveranno ulteriori aggiornamenti. Come Società della Cura nazionale (e non solo fiorentina che ringrazio per la sua presenza) dovremo gradualmente capire come sostenere questo conflitto anche a distanza: garantendo ampia diffusione dei contenuti, creando le condizioni per sostenere (anche) vertenze simili sui propri territori e collegandole alla questione posta dalla Gkn, alimentando momenti di approfondimento e proposta sulla conversione ecologica (anche grazie alla collaborazione tra l’assemblea tematica “ambiente” e quella “lavoro”)
Nonostante il momento, cerchiamo di esserci
Un abbraccio
Alberto Zoratti – Facilitatore nazionale del percorso di convergenza per la “Società della Cura”