Home » Categorie » Acqua e Beni Comuni » Inchieste e richieste: dalla padella nella brace!

La notizia apparsa sui quotidiani nazionali e sui media locali, è di quelle clamorose, può provocare un terremoto giudiziario e coinvolgere la nostra Provincia. Gaia Checcucci, Commissario ad Acta dell’Ato idrico imperiese, risulta indagata e destinataria di una misura cautelare interdittiva in un’inchiesta a Roma che mira a far luce su presunti episodi di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e corruzione in atti giudiziari. Dai primi elementi che emergono dall’ipotesi accusatoria, gli indagati avrebbero messo in piedi un vero e proprio sistema per pilotare nomine di magistrati e sentenze al Tar del Lazio e per favorire la designazione della Checcucci a capo dipartimento o dirigente di una delle unità di struttura destinate a gestire i fondi del Pnrr. L’inchiesta si concentra molto su Imperia, 64 delle 84 pagine di ordinanza di custodia cautelare sono dedicate alla nostra Provincia. Senza entrare nel merito di un procedimento giudiziario che è solo all’inizio ma che merita certamente attenzione, alcune valutazioni politiche e sulle ricadute territoriali nella vicenda di Rivieracqua, la società che gestisce il servizio idrico nell’estremo ponente, sono necessarie.

Basti ricordare che nei molteplici incarichi rivestiti, Gaia Checcucci, paladina della privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali nella campagna referendaria del 2011, è stata più volte criticata per aver svolto ruoli anche in conflitto con la funzione pubblica, di volta in volta esercitata. E’ il caso in cui, nel 2016, a capo della Direzione generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell’Ambiente, nonché Segretario generale delle Autorità di bacino del fiume Arno, risultava essere anche componente dei Consigli di amministrazione delle società Nuove Acque e Intesa Aretina Scarl, per la gestione del servizio idrico aretino, nominata proprio dalla multinazionale francese Suez.

Riguardo all’incarico imperiese, dal quale è stata inibita per i procedimenti in corso, se la politica commissariale da un lato ha proceduto speditamente nell’acquisizione delle gestioni cessate (AMAT, AIGA, AMAIE, I2ReteGas), lavorando alacremente all’ingresso del socio privato in Rivieracqua -un atto che tradisce e mortifica l’esito referendario sull’acqua- dall’altro ha instaurato un clima di poca trasparenza nella conduzione dell’Ato, che è continuato nei ritardi a porre rimedio ai tanti scenari di emergenze idriche vissute nei territori.

Per Rivieracqua ora le cose rischiano di farsi ancora più difficili, alle prese con un piano di ristrutturazione del debito messo anche a dura prova dal caro energia.

Resta da capire quali passi deciderà ora di compiere il Governo della Regione: se avviare un nuovo commissariamento o affidare le competenze alla Provincia di Imperia e al Presidente Claudio Scajola, per le quali si è affrettato ad avanzare più che velate disponibilità.

Per i beni comuni sarebbe proprio come cadere dalla padella nella brace!