Home » Senza categoria » Il Fantasma e il valore nella privatizzazione dell’acqua

Vi scrivo per condividere con voi alcune osservazioni nate in conseguenza delle riunioni che avvengono in questo periodo in relazionale al decennale del referendum sull’acqua.

Un’altra sollecitazione mi è venuta da degli incontri tenuti dalla Casa della Cultura di Milano dove a parlare c’era lo studioso di Economia Politica e di Marx Riccardo Bellofiore. I video delle sue lezioni sono visibili su You Tube.

Proprio lui ha parlato di Fantasma in Marx legato al Valore. Quindi, in queste righe vorrei tenere insieme la rete Fantasma-privatizzazione-valore.

Ho l’impressione infatti che la denuncia contro la privatizzazione di un Bene Comune rimanga sempre indietro rispetto al potere del privatizzatore(che è espressione della figura del capitalista in quanto persegue il profitto per il profitto-la massimizzazione del profitto). O meglio, rimanga sempre indietro rispetto alla narrazione di cui si veste il privatizzatore. Infatti oggi esiste una narrazione dominante  che suggella il matrimonio tra capitalismo  e ceto medio.. A tal punto, che per quanto riguarda la gestione di un Bene Comune si pensa che pubblico e privato si equivalgono. Il capitalista per il ceto medio in fondo ha sempre più ragione degli altri.

Lo scarto tra denuncia della privatizzazione e la figura del capitalista, l’affanno che prova il denunciante non è tanto dovuto alla scarsa informazione, quanto al fatto che ciò che si denuncia si ferma a livello degli effetti. La privatizzazione sarebbe l’effetto di una forma mentis che poggia non sul capitale ma sul potere come espressione di un fantasma. Il denaro è feticcio (così come la privatizzazione) perché promette un potere di godimento tramite il fantasma che assicura la liberta di desiderare illimitatamente.

Il valore quindi sarebbe già assegnato dal fantasma proprio per il potere di desiderare qualsiasi cosa garantita dal possesso del denaro. Quindi il potere del capitalista deriva dall’esistenza di un fantasma particolare. Il fantasma, per i non addetti, è un marchingegno, un burattinaio che regola il rapporto tra desiderante e oggetto del desiderio. E fin qui è un esperienza che facciamo tutti. Quello che siamo troppo in pochi a  sapere è la natura delusoria dell’oggetto del desiderio. Vale  dire che non esiste un oggetto del desiderio che può realizzare ciò che il fantasma promette. Anche se  esiste un desiderio che permette la realizzazione del Sé. Dicevo che siamo in pochi a saperlo perché il matrimonio tra capitalista  e ceto medio va mantenuto in modo che il desiderante continui a idolatrare il monoteismo del denaro (come lo chiama Franco Barbero) lasciando inalterati i rapporti di forza all’interno del sistema.

Quindi è importante non farsi fuorviare dalla frammentazione che i diversi contesti impongono suddividendo gli oggetti di studio. Le diseguaglianze o tante ingiustizie hanno alla loro base un fantasma che prescrive una relazione perversa tra oggetto e desiderante: una relazione basata sul dominio e non sulla relazione reciproca. Come hanno dimostrato le teologhe femministe.

Fin dall’inizio dei tempi abbiamo costruito un modello di relazione tra l’uomo  e il Creato e tra gli uomini basato non su ciò che era originariamente , una relazione di parità (l’uno di fronte all’altro), d’amore  e di cura, ma abbiamo pensato che conoscere il Bene  e il Male fosse garante  della necessità del dominio.

Quindi si dovrebbe spezzare il matrimonio tra ceto medio  e capitalista agendo a livello del fantasma. Per cercare di andare alla fonte. Occorrerebbe   a mio avviso elaborare  e condividere una narrazione che permetta di superare la frammentazione dei diversi contesti e affronti le diseguaglianze alla radice cercando di recuperare un modello di rapporti originario basato sulla fratellanza  e sulla cura.

Perché il capitalista è automaticamente una persona per bene, grazie al potere del denaro che ha, e un povero deve dimostrare di essere un cittadino?

Perché chi è ricco è felice mentre non chi non lo è? Perché chi è povero si deve vergognare e chi è ricco no?

Una volta le grandi narrazioni si occupavano anche di questo purtroppo il mercato ha vinto almeno per il momento.

 

 

Stefano Bianco